Quota 103 ha ricevuto solo 1.600 richieste, mentre il bonus contributivo per lavoratrici madri riscontra difficoltà di applicazione.
Di fronte alla manovra finanziaria e alle misure previste in ambito pensionistico, emerge uno scenario di scarsa adesione e difficoltà applicative, come sottolineato dal presidente dell’INPS, Gabriele Fava. In particolare, l’opzione di pensionamento anticipato denominata Quota 103 non ha riscosso grande successo, con sole 1.600 domande presentate.
Questa misura, che consente l’uscita dal lavoro a 62 anni di età con 41 anni di contributi, sembra non risultare sufficientemente vantaggiosa per i potenziali beneficiari.
Quota 103 e le sue criticità
Secondo il presidente Fava, il basso numero di richieste per Quota 103 deriva principalmente dai limiti economici legati al sistema contributivo. “Quota 103 risulta poco utilizzato in ragione della scarsa convenienza del calcolo contributivo del regime delle decorrenze previste e del limite all’importo della pensione fino all’età di accesso alla pensione di vecchiaia: ad oggi risultano circa 1.600 domande”, ha affermato Fava durante un’audizione parlamentare. Per molti lavoratori, quindi, accedere anticipatamente alla pensione si tradurrebbe in un beneficio economico ridotto, a fronte di un montante pensionistico più basso.
“Anticipare il pensionamento non risulta conveniente per l’effetto dei coefficienti di trasformazione in rendita del montante”, ha aggiunto il presidente, evidenziando come l’evoluzione del sistema contributivo verso una maggiore diffusione influisca negativamente sulla convenienza dell’anticipo pensionistico.
Bonus contributivo per lavoratrici madri: problemi di applicazione
Oltre a Quota 103, anche il bonus contributivo per le lavoratrici madri incontra alcune difficoltà. Questo bonus, destinato alle madri di due o più figli, mira a ridurre i contributi dovuti per le lavoratrici con reddito basso, includendo una platea di donne dipendenti e autonome.
Tuttavia, Fava ha sottolineato che la mancanza di meccanismi preventivi per determinare il reddito effettivo rappresenta un ostacolo per l’INPS. “Permane la difficoltà di verificare preventivamente nell’anno in corso il reddito da lavoro percepito ai fini della quantificazione dell’ammontare” della decontribuzione, ha spiegato.
Per agevolare la gestione di questa misura, Fava ha suggerito di includere un limite di reddito mensile nel decreto ministeriale che regolerà le modalità di accesso al bonus, al fine di migliorare la gestione dell’agevolazione e il monitoraggio della spesa. “Nel decreto potrebbe agevolmente essere previsto il limite di reddito mensile per permettere la corretta individuazione della platea delle lavoratrici dipendenti beneficiarie”, ha dichiarato, aggiungendo che la normativa attuale lascia molti punti aperti.